Caldaie a condensazione: ecco costi, risparmi e incentivi fiscali

Dopo lo stop alle vecchie caldaie e i tassi record di inquinamento delle città italiane, si è tornati a parlare di caldaie a condensazione: gli impianti che permettono di recuperare il calore del gas di scarico e rimetterlo in circolazione, consentendo un risparmio sui consumi fino al 20%. Non tutto è chiaro, però: cosa cambia rispetto ai modelli tradizionali? Il Sole 24 Ore ce lo spiega.

Perché le caldaie a condensazione inquinano meno?
Se si parla di taglio alle emissioni di CO2, il passaggio da una caldaia tradizionale a camera stagna a una caldaia a condensazione può portare al risparmio annuo di oltre 800 chilogrammi di anidride carbonica. Nel dettaglio? Una stima del colosso tedesco Vaillant ipotizza uno “sconto” di 828 chilogrammi l’anno nel caso di un appartamento di 120 metri quadri, situato nel nord Italia e riscaldato a radiatori. Per capirsi, è l’equivalente di 360 litri di consumi di un’auto a benzina e di 320 litri di un’auto a diesel. Se la sostituzione avviene da camera aperta a condensazione, il taglio nei consumi sale a 2.170 chilogrammi di CO2 in meno (920 litri di benzina o 800 litri di gasolio diesel). In termini di efficienza energetica, ci spiega il presidente di Assotermica Alberto Montanini, «il guadagno nel rendimento termico (l’efficienza, ndr) della caldaia oscilla tra il 15% a picchi di oltre il 20% a seconda del modello e delle condizioni di utilizzo».

Sì, ma in bolletta?
La stima media fornita da alcuni produttori Assotermica è pari a circa 400 euro — scrive il Sole 24 Ore — con variazioni a seconda di metratura dell’abitazione e zona climatica di residenza. L’analisi di Vaillant ipotizza un risparmio energetico di 294 euro annui per il passaggio da caldaia a camera stagna a caldaia a condensazione e di 759 euro per il passaggio da camera aperta a condensazione. Flavio Borgna, Country manager South Europe Director di Ariston Thermo, propone un esempio pratico: «Prendiamo il caso di una famiglia di quattro persone, residente in un appartamento di 100 metri quadri di classe energetica F o G. Se la spesa è di 2mila euro l’anno, si può ipotizzare un risparmio in bolletta del 21%: circa 420 euro l’anno».

Ci sono degli incentivi fiscali?
Sì. Gli interventi per l’aumento dell’efficienza energetica possono essere coperti, fino al 31 dicembre 2016, da un totale di tre soluzioni alternative fra loro: una detrazione del 50% sull’Irpef per «ristrutturazioni edilizie e interventi finalizzati al risparmio energetico in immobili residenziali esistenti», una detrazione del 65% su Irpef e Ires in vista delle «riqualificazioni energetiche degli edifici esistenti» e il cosiddetto Conto Energia Termico, composto da incentivi alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili e interventi di piccola portata per l’aumento di efficienza energetica. Nel caso degli impianti a condensazione la soglia massima di rimborso erogabile è pari a 2.300 euro per gli apparecchi con potenza termina inferiore o uguale a 35 kilowatt o d 26mila euro per apparecchi con potenza superiore agli stessi 35 kilowatt.

Ma quanto costa?
Se parliamo della sola caldaia, il range di prezzi dei modelli più evoluti varia a seconda della potenza: dai circa 1500 euro per le caldaie con potenza di 20-24 kw agli oltre 2.000-2.500 di quelle con potenza superiore ai 30 kw. Quanto all’installazione, la spesa si può aggirare su una media di 300-400 euro.

 

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